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Il Calice di Corrado (53) - Champagne, mon amour!

26/10/2014

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Per chi si è cimentato nel quiz della scorsa puntata, la curiosità vi divora oppure avete cercato le soluzioni in rete? Comunque sia, ecco i giusti abbinamenti tra domande e risposte: 1/f2, 2/l3, 3/h1, 4/i3, 5/b3, 6/d1, 7/g2, 8/c3, 9/a1, 10/e2.

Chi segue questo blog da un po’ di tempo conosce la mia predilezione per le “bollicine”, sia quelle italiane in tutte le sue variegate espressioni, sia quelle dei cugini d’Oltralpe.
Quindi, per me e per i moltissimi appassionati da tutta Italia, è stata una vera manna aver potuto partecipare alla manifestazione “Giornata nazionale dello Champagne 2014” svoltasi lo scorso 7 ottobre a Firenze, dove non tornava dal lontano anno 2000.

Location d’eccezione, il piano nobile dello splendido Palazzo Borghese in via Ghibellina, già dimora di Paolina Bonaparte nel XIX secolo, nella cui Sala degli Specchi e Galleria Monumentale ben 38 tra grandi e piccole Maison, cooperative e RM (Récoltant Manipulant, piccoli vinificatori di uve proprie) hanno presentato 3 bottiglie a testa, per un totale di più di 100 cuvée, suddivise tra Brut (tendenzialmente sempre con meno residuo zuccherino, quindi più secchi), Brut Réserve, Blanc de Blancs, Blanc de Noirs, Cuvée Prestige, Grand Vintage, Millésime e Rosé.

L’evento è stato organizzato dal Bureau du Champagne in Italia, che rappresenta il Comité Champagne con sede a Epernay, l’organismo semipubblico istituito nel 1941 che riunisce tutte le Maison e tutti i viticoltori della Champagne con lo scopo di difendere e promuovere la denominazione Champagne: con l’occasione è stata anche ufficializzata la candidatura di “Coteaux, Maison e cantine della Champagne” a “Patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco”, il cui responso sarà emesso nell’estate 2015.

L’Italia, nonostante una diminuzione di quasi il 50% del consumo negli ultimi anni, rimane comunque il settimo mercato di esportazione degli Champagne, con poco più di 5 milioni di bottiglie nel 2013 (nel primo semestre di quest’anno +1,4%), la stragrande maggioranza delle quali (86%) provenienti dalle Grandi Maison.

Alcune di queste purtroppo mancavano all’appello (Bollinger, Bruno Paillard, Dom Pérignon, Krug, Jacquesson, Pol Roger, Roederer), ma il parterre de rois era ugualmente fornitissimo: Autreau de Champillon, Bonnaire, Boulachin Chaput, Caillez Lemaire, Charles Heidsieck, Chassenay d’Arce, Collard-Picard, Collet, Comtes de Dampierre, Delamotte, Deutz, Devaux, De Venoge, Diamant, Drappier, G.H. Mumm, Henriot, Jacquart, Joseph Perrier, Lanson, Laurent-Perrier, Leclerc Briant, Lenoble, Louis Barthelemy, Marguerite Guyot, Moët & Chandon, Nicolas Feuillatte, Pannier, Paul Bara, Paul Goerg, Perrier Jouët, Pertois Moriset, Pierre Legras, Ployez Jacquemart, Pommery, Ruinart, Taittinger, Veuve Clicquot.

Magari adesso volete sapere qualcosa degli assaggi, premettendo però che fare una classifica in assoluto non tiene conto delle differenze sostanziali dei metodi di produzione, ad esempio è praticamente scontato che un Millésime od una Cuvée Prestige siano migliori di un prodotto base.

Detto questo, gli Champagne, tra quelli degustati, che mi farei volentieri regalare sono i seguenti (tra parentesi i migliori prezzi online che ho trovato, in Enoteca il prezzo lievita..):
- Autreau de Champillon Brut Réserve Grand Cru Millésime 2008 (€ 40)
- Drappier Millesime Exception 2008 (€ 30)
- Henriot Cuvée des Enchanteleurs 1998 (€ 75)
- Lanson Gold Label Vintage 2004 (€ 36 – di questo la foto mi era venuta male, ne ho messa un’altra….a caso..)
- Moët et Chandon Grand Vintage 2006 (€ 60)
- Pannier Extra Brut (€ 23)
 
“Le avventure amorose cominciano nello champagne e finiscono nella camomilla” – V.L.


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Il Calice di Corrado (52)- Sapere di..Vino (8)

19/10/2014

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Cari amici degustatori, rieccoci all’ennesimo appuntamento con il quizzone, con domande che svariano dalle più generiche sul mondo del vino in generale a quelle più specifiche relative ai produttori che sono venuti a presentare i loro vini o comunque ad eventi organizzati da Piazza del Vino.

Breve riepilogo del funzionamento: vengono proposte dieci domande la cui risposta sarà da trovare all’interno di un trittico già a disposizione.

Per rendere appena più complicato il gioco, il tris di risposte non sarà in correlazione con la cronologia delle domande, quindi dovrete trovare voi gli incastri giusti: un po’ come trovare il giusto abbinamento di vino per un piatto in tavola, facile no?

Iniziamo:
Domanda n. 1: Di quale sottozona del Chianti fa parte l’azienda Colognole?
2) Quanti Champagne Nicolas Feuillatte vengono mediamente venduti nel mondo in un anno?
3) Oltre al Millesimato del Presidente, quale altro tra gli spumanti Valdo è ottenuto con il metodo classico?
4) Per quale vitigno è maggiormente famosa la Nuova Zelanda?
5) Cosa significa l’espressione “in purezza”?
6) Cosa significa “chambrer”?
7) Cos’è lo “starter”?
8) Quale di questi vitigni non è a bacca rossa?
9) Quale di queste misure di bottiglie non esiste?
10) Quante volte fermenta il vino nel metodo di spumantizzazione “classico”?

Risposte
a) Abraham/Balthazar/Mathusalem
b) Il vino viene vendemmiato in un solo giorno/Il vitigno è autoctono/Il vino è fatto da un solo vitigno
c) Freisa/Grignolino/Timorasso
d) Portare il vino a temperatura ambiente/Travasare il vino in caraffa/Aprire il vino un’ora prima di servirlo
e) Una/Due/Tre
f) Chianti Colli Fiorentini/Chianti Rufina/Chianti Montespertoli 
g) Un tipo di tappo/Il mosto che fa fermentare il vino/Un tipo di barrique
h) Valdo Numero 10/Cuvée del Fondatore/Cuvée 1926
i) Riesling/Cabernet Sauvignon/Sauvignon Blanc 
l) 100.000/1 milione/10 milioni

“Diplomi” a seconda del numero di risposte giuste:
10 = Visto che serve venire alle degustazioni? J
Da 9 a 7 = Piano piano ti avvicini alla vetta…
Da 6 a 3 = Vedrai che dopo un altro ciclo di degustazioni passerai di livello!
Da 2 a 0 = Per te il problema non è il ri-bere, ma proprio il bere!
 ;-)

Le soluzioni, come al solito, all’inizio della prossima puntata!

“Il vino per l’uomo è come l’acqua per le piante, che in giusta dose le fa stare bene erette.” – P.
 


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Il Calice di Corrado (51) - Vini dell'Alto Adige (quarta parte)

11/10/2014

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Ultima tappa del tour enologico estivo (last but non least, come direbbero gli anglosassoni..), la Cantina Kettmeir, fondata nel 1919 e situata in una splendida posizione sulle colline che dominano il lago di Caldaro. Un vero spettacolo la vista che si gode dal piazzale: di fronte, attraverso gli enormi archi di un grande porticato, le verdeggianti colline con una serie infinita di vigneti terrazzati e a sinistra, degradante verso il basso, il lago di Caldaro circondato da una multicolore vegetazione.

La filosofia aziendale, testimoniata dall’acquisto di uve di singole zone dove si coltiva la varietà più adatta al territorio, si propone di produrre vini di qualità con un forte timbro varietale, ad esempio Gewürztraminer e Pinot nero da zone collinari ventilate e dal buon drenaggio oppure Müller Thurgau a quote oltre i 700 metri.

Kettmeir è stata anche tra le primissime aziende a produrre spumanti di gran pregio con entrambi i metodi di lavorazione, dal 1964 Charmat/Martinotti (seconda fermentazione in vasche inox) e dal 1992 Metodo Classico (rifermentazione in bottiglia).

Nelle oltre due ore di visita siamo stati accompagnati dal cordialissimo e competente Daniel, che non solo ci ha guidato nella moderna cantina (migliaia le bottiglie di spumante ivi stipate), ma ci ha pure spiegato le caratteristiche di ciascuno dei 13 vini degustati: Brut e Brut Rosé Athesis, Pinot bianco-Müller Thurgau-Chardonnay-Lagrein Riserva-Pinot nero Maso Reiner-Moscato Rosa della linea Grandi Selezioni), Lagrein Rosé-Pinot bianco-Müller Thurgau-Gewürztraminer-Pinot nero della linea Classici (e meno male che avevo il portabagagli vuoto...fino a prima della visita!).

Due veloci focus: il Brut Rosé da uve Pinot nero, almeno 18 mesi sui lieviti che conferiscono struttura, rosa tenue con riflessi pesca, perlage fine e persistente, frutti di bosco con prevalenza di lampone e piacevoli sentori di lievito, gusto pieno e armonico, il mio preferito tra i Rosé italiani.

Moscato Rosa: vendemmia tardiva, ulteriore appassimento in cassetta di 6 settimane, macerazione sulle bucce di 4 giorni in acciaio, poi spremitura soffice e 3 mesi di fermentazione in barrique creano un colore rosa intenso, un inebriante profumo di petali di rosa e chiodi di garofano, in bocca brividi di dolce piacevolezza con un retrogusto aromatico persistente e godibilissimo. Ritrovato all’ultimo God Save the Wine e consigliato a tutti gli amici presenti, è andato letteralmente a ruba, tanto che il signor Ugolini, brand ambassor dell’azienda, mi ha pregato si smettere di pubblicizzarlo, dato che tutti ne chiedevano il bis, quand’anche non il tris…-Fine-


“Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione” – P.O.N.

p.s. Segnalo il primo di una serie di EVENTI SPECIALI che avranno luogo in Piazza a partire da martedì prossimo, 14 ottobre: in degustazione due vini dell’azienda Colognole, situata nel cuore del Chianti Rufina, di proprietà dei Conti Spalletti Trivelli fin dalla fine del 1800. Dal 1990 la Contessa Gabriella ha preso in mano la gestione diretta dell’azienda, riorganizzandola in chiave moderna affiancata dai figli Mario e Cesare e da allora vengono lavorate solo le uve di propria produzione. Per parlare di questo e di molto altro, la Contessa Spalletti Trivelli Coda Nunziante ed il figlio, Marchese Mario Coda Nunziante, presenzieranno sia alla degustazione che alla successiva cena: chi volesse partecipare alla tavolata ed avere così l’occasione di colloquiare direttamente con i produttori, può prenotarsi al numero 055671404. La cena avrà il consueto costo di euro 35 (locandina nella sezione Eventi). 


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Il Calice di Corrado (50) - Vini dell'Alto Adige (terza parte)

5/10/2014

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La visita alla tenuta di Castel Sallegg inizia molto prima di arrivare al Castello: infatti, partendo dal centro di Caldaro, attraverso un cancello (misteriosamente aperto..) ci si immette direttamente nelle vigne e si può seguire un “percorso didattico sul vino” leggendo i numerosi cartelli informativi posizionati tra i filari che descrivono i vitigni altoatesini e le loro peculiarità, il ciclo annuale della vite e la storia della viticoltura, oltre a fornire informazioni di carattere generale in merito al clima, la geografia ed il terroir.

Il resto, vale a dire la storia dei Conti von Kuenburg, proprietari del Castello dal 1851, e tutte le fasi di produzione del vino, ci è stato illustrato da Giorgio, che ci ha anche accompagnato nell’interessante e suggestiva visita alle storiche cantine e lungo la successiva degustazione dei vini nella moderna enoteca, ricavata dalla vecchia foresteria posta nel cortile del Castello.

Le Cantine sono situate su tre livelli scavati nella roccia nei sotterranei della villa, così da mantenere una temperatura naturalmente costante per tutto l’anno per assicurare il perfetto affinamento dei vini: al primo piano si trova la cantina di fermentazione con le vasche inox, un piano sotto, in un ambiente con antichi soffitti a volta, la cantina delle grandi botti in legno (ognuna della quali, in rovere di Slavonia, costruita all’interno della cantina stessa) ed infine, ad 11 metri sotto il cortile, vi è la barricaia con botti in rovere francese.

Quattro le linee in produzione, Selezione Vini bianchi (degustati uno Chardonnay di buon corpo e dagli aromi fruttati e tostati nonostante affini in barrique solo per il 10%, il Moscato giallo di cui appresso ed un Gewürztraminer già ben equilibrato ma ancora in evoluzione), Selezione Vini Rossi (interessante il Lagrein Rosé, sapore vinoso ma con struttura tale da sostenere un abbinamento anche con carni bianche o alla griglia), Riserva Vini Rossi (Lagrein 2010, cui i 18 mesi tra botti grandi e barrique conferiscono una notevole eleganza sia olfattiva che gustativa, poi Pinot nero 2011, uno dei migliori italiani mai assaggiati, con intensi profumi terziari e tannini ottimamente ammorbiditi dal lungo affinamento in barriques) e Premium (purtroppo nessuna bottiglia disponibile per la degustazione, mi intrigava il Moscato rosa).

Fra tutti, comunque di elevato livello, quello che mi è rimasto più impresso è il Moscato giallo (“Goldmuskateller”, vinificato secco e non dolce), di un giallo brillante con sfumature verdoline, al naso si esprimeva con un gradevole e complesso bouquet di aromi che partivano dai fruttati come pera, mela e banana per mutare dopo pochissimo in agrumi, mango, salvia e lavanda, ottimo impatto in bocca dove ritrovavo i sentori già descritti, accompagnati da un bella freschezza equilibrata tra corpo ed alcool, con retrogusto persistente di note fruttate. -segue-

“Alcuni non diventano mai folli. I loro vini devono essere proprio noiosi” – C.B.


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