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Il Calice di Corrado (116) - Eccellenze della Campania: Feudi di San Gregorio

30/10/2016

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Il mio recentissimo tour tra le cantine della Campania non poteva che cominciare visitando Feudi di San Gregorio, azienda fondata nel 1986 ed oggi simbolo del rinascimento enologico dell’Italia meridionale, famosa in tutto il mondo per la valorizzazione dei tradizionali bianchi Falanghina del Sannio, Fiano di Avellino e Greco di Tufo e del rosso più nobile e importante dei vitigni del sud, l’Aglianico, col quale si produce anche la DOCG Taurasi.

Situata nella zona di Sorbo Serpico in Irpinia, terra di antichissima tradizione vitivinicola dalla forte matrice vulcanica e, come non manca mai di ripetere Alessandro Palmieri nelle sue frequenti visitazioni a Piazza del Vino, dalle forti escursioni termiche tra giorno e notte, ventilazioni e clima da nordest italico più che da immaginario 'O sole mio napoletano, dove ancor oggi le vigne coesistono in equilibrio tra boschi, ulivi ed alberi da frutto e spesso non è neanche facile localizzarle a distanza, quest’anno l’azienda festeggia il trentennale dalla fondazione ed in questo brevissimo lasso di tempo tanta strada è stata fatta e tantissima è in ponte.
Ad iniziare dalla nuova avvenieristica cantina del 2004, prevalentemente interrata ed armoniosamente integrata con il territorio ed il paesaggio, all’estensione dei vigneti adagiati su colline comprese fra i 350 ed i 700 metri di altitudine passati dai circa 30 ettari iniziali agli oltre 300 attuali, con una interpretazione del patrimonio vinicolo del territorio secondo metodologie che esaltino la freschezza ed i profumi varietali tipici dei vitigni autoctoni campani, con interventi ridotti al minimo in cantina.


Questa attenzione e grande rispetto verso la peculiarità dei territori si riscontra anche nell’acquisizione di vigneti in varie zone d’Italia, in Basilicata l’azienda Basilisco nel Vulture (Fiano e soprattutto Aglianico) e l’azienda Ognissole con la Tenuta di Manduria (Primitivo e Negroamaro) e la Tenuta Cefalicchio a conduzione biodinamica (Nero di Troia, Bombino e Moscato Bianco), il progetto “Etna” in Sicilia in contrada Verzella, la compartecipazione con l’azienda di Pierpaolo Sirch (amministrato Delegato di Feudi) a Cividale del Friuli e, notizia recentissima, l’ingresso nel cosiddetto salotto buono della zona di Bolgheri con l’acquisto Villa Le Pavoniere dalla famiglia Guicciardini Strozzi per un totale di una quindicina di ettari di terreno: l’obbiettivo annunciato dal Presidente Antonio Capaldo, figlio del fondatore dell’azienda, è quello di arrivare in un prossimo futuro ad una produzione totale di ben 5 milioni di bottiglie.
E veniamo alla visita vera e propria, con il gradito accompagnamento della Brand Manager Francesca Orange, gentilissima e competentissima padrona di casa: pacchetto completo con racconti sull’azienda passando dai giardini aziendali all’esplorazione della cantina, dalla visione dei grandi spazi dove viene lavorata l’uva prima della sosta in cantina alla sosta nel Winebar dedicato ai clienti, per finire al Ristorante Marennà (Stella Michelin dal 2009) dove, abbinati ai vari piatti, ho degustato alcune delle eccellenze aziendali.
Il DUBL ESSE Dosaggio Zero edizione limitata è l’ultimo nato, nello scorso aprile, del progetto DUBL, realizzato con la consulenza di Anselme Selosse (nome che non ha bisogno di presentazione per gli amanti dello Champagne), con l’obbiettivo di sperimentare il Metodo Classico sulle uve autoctone campane: ESSE sta per Selezione delle migliori uve di Greco, vitigno col quale si producono vini di struttura e con buona capacità evolutiva, che qui esprimono pienamente il loro potenziale dopo un affinamento sui lieviti di 36 mesi, col risultato di un vino dalla grande complessità sia olfattiva che gustativa.

Campanaro, blend di Fiano e Greco, affinamento in tonneau per circa 6 mesi, di un intenso color giallo luminoso, sentori floreali e profumi di pera, pompelmo e miele, morbido in bocca con persistenza di fresca mineralità.

Il Serpico viene prodotto con centenarie uve Aglianico nel cuore della zona di Taurasi, matura almeno 18 mesi in barriques di rovere francese e botti da 50 hl e termina l’affinamento con altri 12 mesi in bottiglia, è un vino dalla grande personalità di un rosso rubino acceso, dalle immediate note di confettura di ciliegie ed amarena seguite da aromi speziati, cacao e liquirizia, tannini eleganti e ben bilanciati dall’acidità, con spiccate note minerali all’interno di una soddisfacente beva, intensa e corposa e dalla lunga persistenza.

A questo punto la prossima lezione a PdV sui Feudi sono pronto a tenerla anch’io…;-)

“Tavula senza vino, jurnata senza sole!” – Proverbio napoletano

Segnalazione eventi:
Merano Wine Festival dal 4 all’8 novembre a Merano (BZ) (
http://www.meranowinefestival.com)
Sangiovese Purosangue venerdì 11 e sabato 12 novembre a Siena (
http://www.sangiovesepurosangue.com/1/)
 “Vino è” sabato 12 e domenica 13 a Firenze
(
http://www.vinoe.it)
Florence Wine Event 19-20 novembre a Firenze (
https://www.facebook.com/florencewineevent/)
Biennale enogastronomica 10-28 novembre a Firenze (
http://www.biennaleenogastronomica.it/)
Calici sotto l’albero sabato 3 dicembre a Firenze (
http://www.sommeliersauroegianni.com/index.php)
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Il calice di Corrado (115) - Sapere di..Vino (15)

23/10/2016

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Dopo la pausa della settimana scorsa dovuta ad un viaggetto enoturistico in Campania, di cui darò conto nelle prossime puntate del blog, rieccoci all’appuntamento più atteso dai winelovers di Piazza del Vino, il mitico, il leggendario, il glorioso, l’epico…QUIZZONE!!

A questo giro niente premi come l’ultima volta, ma c’è pur sempre da divertirsi e magari accrescere le proprie conoscenze provando a rispondere ai vari quesiti, stavolta incentrati completamente sui vini e vitigni della regione da me appena visitata, di cui alcune aziende ospiti frequenti a Piazza del Vino.

Breve riepilogo del funzionamento del gioco: vengono proposte dieci domande la cui risposta sarà da trovare all’interno di un trittico già a disposizione.
Per rendere appena più complicata la ricerca, il tris di risposte non sarà in correlazione con la cronologia delle domande, quindi dovrete trovare voi gli incastri giusti: un po’ come trovare il giusto abbinamento di vino per un piatto in tavola, facile no?

Iniziamo:
Domande
1) Quale anniversario dalla fondazione ha festeggiato quest’anno l’azienda Feudi di San Gregorio?
2) Dove viene prodotto il vino DOC Lacryma Christi?
3) Qual è l’etimologia del vitigno Falanghina?
4) Per quale vitigno l’azienda campana Di Meo ha ben quattro differenti linee di produzione?
5) Quale altro vitigno è consentito utilizzare per produrre il Greco di Tufo?
6) Quale azienda produce il pluripremiato Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva?
7) Quale vino campano viene prodotto con l’Aglianico, storico vitigno coltivato prevalentemente in Basilicata, Campania, Puglia e Molise?
8) Quale denominazione di altra regione ha avuto il riconoscimento di un Fiano DOC?
9) La zampa di quale animale è collegato al vitigno Piedirosso?
10) Quale provincia ha circa l’80% dell’intera superficie vitata dedicata al vitigno Falanghina?
 
Risposte
a) Anatra/Gallina/Piccione
b) Asprinio/Biancolella/Coda di Volpe
c) Aglianico del Vulture/Primitivo di Manduria/Taurasi
d) Avellino/Benevento/Napoli
e) Fiano degli Abruzzi/Fiano delle Puglie/Fiano della Sicilia
f) Dal termine “falange”, formazione di combattimento romana che ricorda la forma della foglia/Dal termine “falanga”, palo utilizzato per appoggiare ceppi di vite/Dal termine “falange”, ossa che compongono le dita che ricordano lo scheletro della foglia
g) Casa Setaro/Marisa Cuomo/Pietracupa
h) Trentennale/Cinquantennale/Settantenale
i) Falanghina/Fiano/Greco
l) Nella fascia pedemontana del Vesuvio/Sulla costiera amalfitana/Sull’isola di Ischia
 
“Diplomi” a seconda del numero di risposte giuste:
10 = Sei originario/a della Campania, non vale!
Da 9 a 7 = Cittadinanza onoraria campana!
Da 6 a 3 = Insisti, vedrai che l’enologia campana riserva ottime sorprese!
Da 2 a 0 = Basta solo Chianti, apri la mente e…la bocca a nuovi orizzonti enologici! ;-)

Le soluzioni, come al solito, all’inizio della prossima puntata!


“‘O vino fa sanco e ssalute” (il vino produce sangue e salute)
Proverbio napoletano

Segnalazione eventi: Merano Wine Festival dal 4 all’8 novembre a Merano (BZ) (http://www.meranowinefestival.com)

“Vino è” sabato 12 e domenica 13 a Firenze (Stazione Leopolda) (http://www.vinoe.it)
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Il Calice di Corrado (114) - Cameriere...Champagne! (finito)

9/10/2016

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L’ultimo giorno di gita prima del rientro siamo andati a visitare due aziende a Cuis nel cuore della Côte des Blancs, il regno dello Chardonnay coltivato in quasi il 100% della superfice vitata.

Tra i 6 Villaggi Grand Cru ed i 7 Premier Cru della zona vengono prodotti i più rinomati Blanc de Blancs grazie al terroir con predominanza di gesso (craie), che quasi spunta già in superfice e che regala a questi Champagne, pur con qualche differenza tra comune e comune, caratteristiche peculiari quali mineralità, freschezza ed eleganza al massimo grado.

Il primo Récoltant Manipulant della giornata incarnava precisamente l’archetipo di “Vigneron”: Jean Luc Gimonnet ci accoglie infatti in tenuta da lavoro e durante la degustazione dà più di una dimostrazione del dégorgement à la volée tecnicamente perfetta, vale a dire la rimozione tramite un’apposita pinza del tappo a corona spinto dalla pressione con espulsione solo di una minima parte di liquido oltre ai residui.
La famiglia Gimonnet lavora i vigneti dal 1650 e l’azienda Gimonnet-Oger è stato costituita nel 1850, con le attuali cantine a 30 metri di profondità ed una bellissima sala degustazione anch’essa sotto terra; tutto parla di tradizione sotto ogni aspetto, dalla gestione del vigneto alla spremitura dell’uva nel vecchio torchio in legno, interventi minimi in cantina fino all’invecchiamento degli champagne per anni e anni prima della sboccatura.


Detto dell’assaggio inedito di un “vin clair” (vino che ha completato la fermentazione alcolica ed è pronto per essere assemblato con altri vini prima dell’imbottigliamento), talmente eccessivo nella sua limonosità da rimanere increduli nell’immaginarne uno sviluppo armonico nella successiva cuvée, la batteria degli Champagne in degustazione è stata la mia preferita del tour.

Grande Réserve Brut, Sélection Blanc Premier Cru Brut e Millésime 2002 Premier Cru Pas Dosé mi hanno definitivamente convinto che questa è la tipologia di Champagne che più mi si addice: bollicine finissime, altissima acidità, dosaggi zuccherini minimi o assenti, vino che entra in bocca come una lama, drittissimo.
Il top, il Millesimato: aroma immediatamente complesso con una bella componente floreale e note di pompelmo, miele e burro fresco, minerale con sentori di gesso, vivace ma non aggressivo, gran carattere assolutamente elegante e non ancora al suo massimo evolutivo, lungo nel finale con sfumata nota amarognola.

Poche decine di metri più in basso siamo ospiti di Pierre Gimonnet & Fils, dove il proprietario ci farà accomodare nell’elegante sala degustazione per raccontarci con orgoglio dell’azienda e dei suoi vini: 28 ettari di vigneti (12 Grand e 16 Premier Cru), vini ottenuti dalle variazioni dei terroirs per donare a ciascuno una specifica espressione sulla base dell’equilibrio tra eleganza senza tempo, finezza aromatica, mineralità e freschezza del grande Chardonnay.

Sei Champagne stappati ed anche questa batteria si è rivelata a mio gusto superlativa, con due eccellenze, l’Oenophile Extra Brut 2008 e lo Special Club 2010, cuvée da vitigni vecchi più di 40 anni, che si mostra in tutta la sua cruda innocenza giovanile, acidità tagliente e mineralità cristallina con un finale elegantemente austero, da rincontrarlo tra una quindicina d’anni.

Due parole infine su tempo e paesaggio: cielo sempre nuvoloso e spesso piovigginoso, del resto ci dicevano che là il sole lo vedono praticamente solo d’estate.

Vigne a perdita d’occhio per km e km, ma tutte basse, vicine al suolo sia per resistere ai venti sia per assorbire quanto più calore possibile dalla terra, un paesaggio completamente diverso, ad esempio, da quello del Chianti Classico con i suoi alti filari di viti alternati agli oliveti: ma è proprio la combinazione tra clima e conformazione del terreno che dà vita all’inimitabile terroir che permette di produrre le bollicine più pregiate (anche economicamente) al mondo.

Comunque, visti vari siti di vendita online, devo riconoscere che aver comprato direttamente in loco è stato assai vantaggioso, tornassi indietro aumenterei vieppiù i non indifferenti acquisti.
O forse non mi sarebbe stato possibile, dato che nel viaggio di ritorno il nostro pullman non era più tale, avendo stipato ogni cm2 con scatole e casse strapiene, praticamente si era trasformato…in un container!

“Lo champagne non è bere: è un minimo di alcol con un massimo di cordialità” - David Niven (La Pantera Rosa, 1963)
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Il calice di Corrado (113) - Cameriere...Champagne! (ter)

2/10/2016

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Un’altra vera chicca dell’organizzazione della gita sono state le cene.

Durante il giorno i tempi erano contingentati, pertanto ci si arrangiava tra stuzzichini durante le degustazioni e qualche eventuale panino ingerito in pullman durante gli spostamenti, ma la sera….ah, che sere!

Sempre in ristoranti très chic, con menu prefissati a base di specialità locali (dovendo citare un solo piatto, le Escargot à la Bourguignonne, affogate nel brodo di cottura a base di crema di burro, aglio, prezzemolo e persino una spruzzata di mandorle tritate, una delizia inenarrabile..), ma soprattutto con in tavola eccellenti bottiglie della Borgogna (base Chardonnay e Pinot nero) o della Valle del Rodano (varie uve bianche e un Syrah), scelte in loco dai capigruppo in perfetto abbinamento con le pietanze.


Riprendendo il filo delle cantine, due quelle visitate nella Valle della Marna, fiume attorno al quale si sono sviluppati i vigneti grazie anche alla facilità di trasporto, dai terreni con presenza di argilla e sabbie calcaree oltre al classico gesso; la nostra sosta è stata a Chavot-Courcourt, sulle pendici meridionali della capitale della Champagne, Epernay, dove è il Pinot Meunier a farla da padrone, per la sua capacità di resistere meglio alle difficili condizioni ambientali della zona tra freddo, frequenti nebbie e forti venti grazie alla pruina, quella sostanza cerosa di aspetto farinoso che qui ricopre copiosamente la buccia dell’acino, dai cui anche il nome del vitigno: Meunier significa infatti “mugnaio” e dei tre vitigni che compongono la possibile cuvée dello Champagne è quello meno nobile, ma più resistente.

La Maison Diogène Tissier & Fils, fondata nel 1931, dai suoi 9 ettari coltivati con il desiderio di limitare l’impatto sull’ambiente (diserbo meccanico, uso ridotto di pesticidi) per promuovere l'espressione del terroir, Diogène Tissier produce una vasta gamma di pluripremiate etichette: in assaggio le Cuvée Blanc de Blancs, Cuvée de Réserve Brut, Cuvée Extra Brut dall’eccezionale rapporto qualità/prezzo e la Cuvée Saveur de Juliette Brut, un Blanc de Noirs 70% Pinot Meunier e 30% Pinot Nero dal bel colore dorato con riflessi argentati, bollicine fini, dagli aromi maturi e di frutta candita, di buon corpo e con una punta piccante e mielosa in bocca, finale lungo.

Molto interessante anche la dimostrazione pratica del remuage manuale (pratica ormai sostituita dai GiroPallet automatici da 504 bottiglie), il quotidiano scuotimento con rotazione delle bottiglie per farne precipitare i lieviti esausti verso il collo, residui che saranno poi espulsi al momento del dégorgement (sboccatura).
A 50 metri di distanza, accoglienza alla grande da Lucien Leblond con stuzzichini dolci e salati a volontà sfornati sul momento e degustazione comodamente seduti a tavola di ben 6 Cuvée, tutte create nel rispetto della lavorazione più artigianale dai suoi 9 ettari di vigneti di cui buona parte Premier Cru, dai nomi fascinosi: Tradition, Intuition, Sélection, Sensation, Émotion e a chiudere il Millésime 2011, tutte bottiglie sulla cui retroetichetta erano riportate le informazioni sulla percentuali di uvaggio e l’esatta indicazione della data di sboccatura.

Il mio preferito il Blanc de Blancs Sensation, color dorato con riflessi verdi dalla grande lucentezza, spuma cremosa, primo impatto olfattivo di delicati fiori bianchi e successivo sviluppo in note agrumate con sentori burrosi, vivace e fresco al palato e di buona persistenza, un vino davvero gradevole da bere.

Infine una nota di rilievo paesaggistico: sulla strada della montagna di Reims si erge il Mulino a vento di Verzenay (villaggio Grand Cru), costruito nel 1818 e più volte restaurato, attualmente di proprietà della Maison G.H. Mumm, dove ci siamo fermati per godere l’eccezionale panorama sul mare di vigne circostanti. (segue ancora ma finisce)
− Non c'è niente di meglio dello Champagne.
− Sì che c’è.
− Cosa?
− Dell'altro Champagne.

Peter Lowford e Judy Holiday (La ragazza del secolo, 1954)

Segnalazione: l’Associazione Il Santuccio organizza un Corso per Sommelier di Primo Livello a partire da lunedì 10 ottobre presso l'AC Marriot Hotel in Via Bausi 5 Firenze (per dettagli http://www.ilsantuccio.it).
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